lunedì 8 giugno 2009

L'isola dei formosi

Avete notato che gli insulti seguono i tempi e le mode, come gli abiti, e la loro valenza offensiva è spesso disgiunta dal significato letterale? In Veneto, ad esempio, per dire che uno è un po' scemo, si dice che “el xè un mona” , ma se il nome di quel triangolino benedetto (quello, per capirci, di cui si dice che un solo suo pelo tira più di un carro di buoi) avesse valenza universale d'insulto, non si capisce perché in tutto il resto d'Italia si dice "è figo" di una cosa bella e divertente, o "è un figo" di un individuo attraente e in gamba.

E il classico insulto "bastardo"? Col diffondersi moderno delle convivenze “more uxorio”, delle doppie e triple famiglie, della fecondazione artificiale con sperma anonimo proveniente dalle varie "banche del seme", l’occidente è sempre più popolato di bastardi. Eppure il relativo insulto, invece di perdere forza, conserva immutata tutta la violenza che da millenni l’uomo, ossessionato sull’identità della prole e sulla purezza della razza, gli attribuisce. C'è addirittura un sito su Internet ("bastardi dentro") famoso per le sue vignette e le sue foto corrosive.

Se l’offensività dell’epiteto dovesse dipendere dal suo significato reale, non avrebbe senso l'insulto prediletto dalla sinistra per Berlusconi "nano pelato" perché si riferisce alla statura e alla calvizie, due "difetti" di cui il Cav. non ha colpa. Se nella violenza verbale fossimo coerenti dovremmo usare di pregerenza ingiurie di carattere morale come “disonesto, falso, truffatore, ladro” ecc… Invece Tanzi, che era davvero tutte queste cose, fu applaudito al Teatro Regio di Parma, anche dopo il crack.

Un’altra ingiuria che non si dovrebbe usare perché chi si trova in quella condizione quasi mai ne ha colpa, è “ignorante”. Invece si usa molto, anche se col significato di “prepotente”. E qui una ragione c'è, perché più uno è ignorante, più tende a fare il gradasso (e, al contrario, più impara cose, più diventa umile). Chi non sa cerca di bluffare, s’arrangia, prova ad imitare le mosse di chi sa, alza la voce, diventa aggressivo, come fanno spesso i palestrati e le tettone che popolano i reality show.

Il guaio è che il trucco spesso funziona, e ci convince che non vale la pena dannarsi ad imparare, basta saper fingere bene. E’ così che nasce la Tv d’oggi, dove quasi tutto (applausi, sondaggi, esperti, concorrenti, scherzi, litigi, reality show...) è finto. Già, finto. Pensateci: questa parola sì che dovrebbe suonare come un insulto orribile. Invece capita di sentir dire “è talmente bello che sembra finto”. Cinico pessimismo? Relativismo pirandelliano? Gusto per l'ossimoro? A Marzullo l’ardua sentenza.

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