venerdì 29 maggio 2009

Gente easy

Una ricca cinquantenne del "tout Turin", bisturata e bistrata (una che conobbi non biblicamente molti anni fa e mai più rividi), mi ha ripescato su Facebook e mi scrive: «ciao Manlio ...(il tale giorno) organizzo un evento chiuso con light dinner,più consumazioni nel magnifico giardino de Le Meridien via nizza con parcheggio garantito...voglio o vogliamo creare un gruppo di gente simpatica ,easy che possa interagire anche per lavoro...un pò fuori dalle solite e ripetute cose ...mi piacerebbe rivederti ...così dimenticare per qualche ora un pò i propri casini e pensare ,che in quell' assenza di tempo, si possa respirare lievi ..coinvolgi chi vuoi ...smack» A parte la data "coperta" e l'omissione della firma, ho fatto il copia-incolla del messaggio così com'era, compresa l'orgia di puntini, la spaziatura errata, le virgole mancanti o non necessarie e i due "pò" con l'accento. Per farvi apprezzare lo stile "easy". Poi ho deciso di usare come post di oggi la mia risposta. Eccola.

«Cara (...) non verrò al tuo "evento chiuso" per una serie di motivi. 1) Odio il Lingotto, lugubre fabbricone da far saltare in aria, luogo di prevaricazioni e sofferenze inenarrabili (i cessi, alla turca, avevano porte e paratie divisorie in lamiera ad altezza 1,50 onde permettere ai guardioni di spiarti da sopra mentre cagavi, per scoprire se leggevi o fumavi e darti in quel caso una multa con diffida che dopo tre volte significava licenziamento), luogo saturo di energia negativa dove aleggiano i fantasmi dei morti per infortunio e per cancro preso al reparto verniciatura, struttura che sarebbe stata abbattuta con la dinamite in pochi giorni se il sindaco di Torino Novelli avesse concesso il diritto di edificabilità del quartiere progettato dagli Agnelli in quell'area. Ma erano gli ultimi anni '70: Il Pci col suo 34% aveva sfiorato il sorpasso della Dc. Novelli voleva far sapere a Berlinguer (in previsione di future carriere) che era un duro così duro da non esitare a dare il "niet" ai nuovi Savoia della Val Chisone.

Fu allora che gli Agnelli ordinarono al loro potente ufficio stampa di convincere il mondo che quel tetro lager dismesso (che col sì di Novelli sarebbe stato raso al suolo senza rimpianti) era un "prodigio di architettura industriale", un capolavoro degno della tutela delle Belle Arti. E per "valorizzarlo" inventarono quel sepolcro imbiancato che è il "Lingotto fiere" con tutti i suoi annessi e connessi (Meridien, Auditorium, Multisala, 8Gallery...), spaventosa macchina mangiasoldi (pubblici, cioè nostri), struttura orrenda e ibrida che solo l'ingordigia prepotente degli Agnelli e la viltà dell'ambiente politico, sindacale e culturale azzerbinato ai loro piedi potevano partorire. E devo dire che ci sono riusciti, se una donna di mondo come te definisce "magnifico giardino" quel cortile interno del Méridien, dove d'inverno non arriva neanche il sole, pieno di edera, siepi e piante cresciute fuori e portate lì in vasi, tra ombrelloni e gazebi. Non riuscirei mai a "respirare lieve" lì dentro.

2) Mi sta sul cazzo la gente che parla come gli yuppies delle agenzie di pubblicità: evento chiuso, light dinner, easy, interagire... 3) A proposito di "interagire ANCHE per lavoro" ti avviso, qualora non lo sapessi, che quel sistema l'ha inventato la massoneria tre secoli fa. Poi glie l'hanno copiato i vari Lions, Rotary e club minori, forse quelli che tu chiami "le solite e ripetute cose". Io però sono un vecchio orso incazzoso e depresso che trascorre gli ultimi anni della sua esistenza facendo ordinaria manutenzione alla sua ormai acclarata mediocrità, fisica e mentale. Conosco già troppe persone (su Fèisbuc, pur limitandomi a confermare amicizie, senza mai chiederle, sono già oltre i 600 "amici"...) e non ho voglia né bisogno di "interagire" con altri che non siano i pochi e collaudati amici veri, setacciati (e adesso inizio a dire anche risparmiati) dal tempo. Senza offesa, mè bel donin. Ti restituisco il generico smack che in pieno stile Feisbucchiano hai copiaincollato a tutti gli invitati. Stame bin, nèh, belagiòia. Manlio»

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